
TARSHITO, in sanscrito significa “sete di conoscenza interiore”.
Un puntino che scorre dal Divino alla Terra; un artista errante, un ponte di carne, mente e cuore che si protende verso le radici più antiche e pure dell’uomo, dando loro una nuova consistenza da toccare, sentire, guardare.
Nato a Corato (Bari) nel 1952 – il suo nome è Nicola Strippoli – ha studiato architettura a Firenze. Dopo la laurea, nel 1979, un lungo viaggio in India lo illumina.
“La felicità è un affiorare interiore; è un risveglio delle tue energie; è un risveglio della tua anima”, diceva il suo maestro spirituale Osho (1931-1990).
Tarshito pensa sculture, pitture, gioielli, oggetti e installazioni che vengono poi realizzate in compagnia di abili artigiani, siano essi pugliesi, tibetani, indiani o sardi, sperimentando continuamente materiali e forme molteplici, in una affascinante combinazione tra Occidente e Oriente. Create con materiali naturali, quali legno, carta, stoffa, terracotta, pittura, cristalli e pietre semipreziose, queste opere sono in grado di coinvolgere lo spettatore, catturare il suo sguardo, il suo intelletto, non solo attraverso l’interpretazione mentale, ma anche attraverso l’emozione sensoriale. Nei lavori di Tarshito l’arte si fa comunicazione tra mentale e spirituale, tra pensiero e progetto, tra ideazione e meditazione, diventando il mezzo che avvicina alla leggerezza, alla spiritualità, al divino.
Tarshito ama scambiare saperi, confrontarsi, conoscere: ragioni queste che lo aprono alla scoperta, agli incontri, ai viaggi, strumenti necessari per la sua opera.
Questa volta l’artista, assieme alle sue opere, incontrerà la gente comune, semplice, quella che raramente, o forse mai, frequenta le gallerie d’arte.
Lo farà a Bitetto, per le strade del nostro borgo antico, dove sarà allestita una mostra dal titolo "Sacred Animals. Installazioni 2008" a cura di Lino Sivilli.
Un puntino che scorre dal Divino alla Terra; un artista errante, un ponte di carne, mente e cuore che si protende verso le radici più antiche e pure dell’uomo, dando loro una nuova consistenza da toccare, sentire, guardare.
Nato a Corato (Bari) nel 1952 – il suo nome è Nicola Strippoli – ha studiato architettura a Firenze. Dopo la laurea, nel 1979, un lungo viaggio in India lo illumina.
“La felicità è un affiorare interiore; è un risveglio delle tue energie; è un risveglio della tua anima”, diceva il suo maestro spirituale Osho (1931-1990).
Tarshito pensa sculture, pitture, gioielli, oggetti e installazioni che vengono poi realizzate in compagnia di abili artigiani, siano essi pugliesi, tibetani, indiani o sardi, sperimentando continuamente materiali e forme molteplici, in una affascinante combinazione tra Occidente e Oriente. Create con materiali naturali, quali legno, carta, stoffa, terracotta, pittura, cristalli e pietre semipreziose, queste opere sono in grado di coinvolgere lo spettatore, catturare il suo sguardo, il suo intelletto, non solo attraverso l’interpretazione mentale, ma anche attraverso l’emozione sensoriale. Nei lavori di Tarshito l’arte si fa comunicazione tra mentale e spirituale, tra pensiero e progetto, tra ideazione e meditazione, diventando il mezzo che avvicina alla leggerezza, alla spiritualità, al divino.
Tarshito ama scambiare saperi, confrontarsi, conoscere: ragioni queste che lo aprono alla scoperta, agli incontri, ai viaggi, strumenti necessari per la sua opera.
Questa volta l’artista, assieme alle sue opere, incontrerà la gente comune, semplice, quella che raramente, o forse mai, frequenta le gallerie d’arte.
Lo farà a Bitetto, per le strade del nostro borgo antico, dove sarà allestita una mostra dal titolo "Sacred Animals. Installazioni 2008" a cura di Lino Sivilli.
Sarà come affrontare un viaggio, un viaggio lungo una notte, la Notte di San Giovanni. Notte incantevole, notte immaginifica. Si veglia, si danza e, appunto, ci si incontra al chiarore di una luna che bagna di luce bianca, pura, sublime.
Chi si incontra in questa notte non si lascia più, si dice.
E per questo l’incontro con Tarshito sarà un incontro speciale, un incontro che durerà nel tempo, perché sarà in realtà un incontro con noi stessi, con il nostro universo interiore, troppo spesso trascurato o affrontato con paura e superficialità.
Conoscere il proprio io, la propria dimensione. Riuscire a toccare il punto più profondo, più nascosto di quell’uomo-vaso creato da Tarshito, con i piedi ben piantati sulla Terra e con il corpo eretto che si allunga verso il Cielo, verso l’infinito. È come se quest’opera esprimesse l’essenza stessa dell’uomo, il suo desiderio di custodire gelosamente la sua parte più recondita e, allo stesso tempo, di raccontarla, di rivelarla, proprio attraverso quell’unica apertura che guarda il Cielo. E sempre attraverso quell’unico sbocco l’uomo-vaso accoglie l’alterità, condivide e si lascia contaminare, in un continuo flusso e riflusso di emozioni e sensazioni.
Chi si incontra in questa notte non si lascia più, si dice.
E per questo l’incontro con Tarshito sarà un incontro speciale, un incontro che durerà nel tempo, perché sarà in realtà un incontro con noi stessi, con il nostro universo interiore, troppo spesso trascurato o affrontato con paura e superficialità.
Conoscere il proprio io, la propria dimensione. Riuscire a toccare il punto più profondo, più nascosto di quell’uomo-vaso creato da Tarshito, con i piedi ben piantati sulla Terra e con il corpo eretto che si allunga verso il Cielo, verso l’infinito. È come se quest’opera esprimesse l’essenza stessa dell’uomo, il suo desiderio di custodire gelosamente la sua parte più recondita e, allo stesso tempo, di raccontarla, di rivelarla, proprio attraverso quell’unica apertura che guarda il Cielo. E sempre attraverso quell’unico sbocco l’uomo-vaso accoglie l’alterità, condivide e si lascia contaminare, in un continuo flusso e riflusso di emozioni e sensazioni.
Le installazioni di Tarshito potranno essere ammirate per i vicoli del centro storico di Bitetto anche nei giorni seguenti la Notte di San Giovanni, fino al 29 giugno.
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